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Il Profumo - Patrick Suskind

Ciao cari amici lettori e ciao care amiche lettrici,
finalmente una recensione dopo anni e anni e anni e anni e anni direte voi.
Finalmente sono riuscita a leggere un libro dopo anni e anni e anni e anni dico io.
Se mi seguite sulla mia pagina Facebook (se volete seguirmi potete cliccare QUI!) sapete benissimo che in questo periodo sono stata colta dalla temutissima crisi del lettore. E' vero che questo particolare periodo è stato ricco di avvenimenti, di scadenze da rispettare e di cambiamenti, ma, ahimè, non riuscivo a leggere. Ho iniziato diversi romanzi e non ne ho portato a termine neanche uno, così ho deciso di prendermi una pausa dalla lettura e di dedicarmi ad altro.
Mi sono iscritta in palestra e ho ricominciato a correre, cosa che non facevo da più di cinque anni ormai.
Ho iniziato il CORSO DI SCRITTURA NARRATIVA e ho iniziato a lavorare alla mia Tesi oltre che a studiare per l'ultimo esame che mi aspetta a Gennaio.
Poi ho avuto un'illuminazione grazie a Massimo Canalini e ho deciso di rileggere un libro da lui citato durante la presentazione del corso: Il Profumo di Patrick Suskind.
La voglia di leggere è tornata!


Il profumo - Patrick Suskind. Edito da TEA,
 10 euro, codice ISBN 9788850215157,  259 pagine.

Ambientato nella Francia del diciottesimo secolo, il romanzo di Suskind racconta la storia di Jean-Baptiste Grenouille, nato con uno straordinario senso dell'olfatto e una totale mancanza di effluvi corporei. lo stile de "Il profumo" si distingue per l'enfasi sull'odore. Attraverso il portentoso naso di Grenouille, ogni scena è un trionfo di complessi dettagli olfattivi stratificati e Suskind dipinge una serie di quadri splendidamente elaborati degli odori che emettono gli oggetti della vita quotidiana (come la profondità e la varietà degli aromi del legno) e della manipolazione degli odori da parte della profumeria settecentesca. L'attenzione alla psicologia dei personaggi, poi, impedisce che il tutto si riduca a semplice espediente letterario. Autentico psicopatico, Grenouille si convince che il suo acuto senso dell'olfatto lo elevi al di sopra dell'ordinaria umanità e concepisce una fantasia di se stesso come un capriccioso sovrano, che sparge sull'umanità la più delicata delle fragranze prima di ridurre tutti gli uomini in suo potere. Tuttavia, in un mondo fatto di fragranze di ogni genere, Grenouille è ossessionato dalla propria mancanza di odore, dal momento che questo fa di lui una nullità in grado di discernere la sostanza di tutto ma privo della propria. Intento a creare un profumo per se stesso, Grenouille intraprende lo scellerato progetto di catturare i più pregiati profumi umani: quelli delle giovani donne vergini. Ma persino l'aroma più squisito può soltanto mascherare la sua nullità in un universo profumato. [Tratto da pagina 757 di "1001 libri da leggere prima di morire"]


Questo libro, pubblicato nel 1985, è suddiviso in quattro parti.
La prima è sicuramente quella su cui voglio concentrarmi ai fini di questa recensione, onde evitare inutili spoiler.

Qui dunque, nel luogo più puzzolente di tutto il regno, il 17 luglio 1738 nacque Jean-Baptiste Grenouille. Era uno dei giorni più caldi dell'anno. La calura pesava come piombo sul cimitero e spingeva i miasmi della putrefazione, un misto di meloni marci e di corno bruciato, nei vicoli circostanti. La madre di Grenouille, quando le presero le doglie, si trovava all'esterno del bugigattolo di pescivendolo in Rue aux Fers e stava squamando dei pesci bianchi che aveva appena sventrato. I pesci, pescati presumibilmente nella Senna la mattina stessa, puzzavano già tanto che il loro odore copriva l'odore dei cadaveri.

Il povero bambino nasce nel luogo meno igienico e probabilmente meno adatto ad accogliere una nuova vita. Sua madre dopo aver troncato il cordone ombelicale con il coltello da pescivendolo, perde i sensi e cade a terra. Ovviamente tutti i presenti accorrono, la aiutano, ma non si accorgono del bambino fino a quando questo inizia ad urlare da sotto il banco del pesce, dove era stato partorito poco prima. La polizia accorre e la donna viene condannata a morte per aver abbandonato suo figlio.  A questo punto Jean Baptiste inizia la sua vita. Viene raccolto da terra e le autorità si preoccupano di trovargli una balia che lo cresca. Il problema, però, è che nessuna balia vuole tenerlo più di qualche giorno. Così il bambino viene affidato continuamente a persone diverse che non fanno altro che lamentarsi di lui e che, nemmeno a dirlo, non riescono ad amarlo come un bambino meriterebbe. Questo caso viene affidato all'ufficiale di polizia La Fosse, che ben presto si stanca della faccenda e, per una serie di difficoltà di natura burocratica e tecnico-amministrativa, decide di affidare il bambino a qualche istituto religioso affinché lo battezzino e decidano della sua sorte.
Jean Baptiste viene affidato al convento dei Saint-Merri. Viene battezzato e viene assegnato dal priore alla balia Jeanne Bussie. Ma la storia è sempre quella: tempo due settimane e la balia ritorna da padre Terrier, pronta a liberarsi di quello strano bambino. Perché dico strano?
Tutte le balie, fino a quel momento, si erano lamentate del fatto che Jean Baptiste era troppo vorace, succhiava per due e toglieva il latte ad altri poppanti e con ciò il sostentamento a loro. Le balie erano spaventate da questa diversità. Provavano inquietudine. Ma non avevano capito che il problema di fondo non è questo, non è la voracità, il vero problema di Jean Baptiste è che non ha odore. Nessun profumo. Quando Jeanne se ne rende conto, decide di riportarlo indietro, come si fa con gli indumenti o gli oggetti che abbiamo sbagliato ad acquistare. Anche se è sera inoltrata corre in convento e si lamenta di questo problema con padre Terrier e decide che se questo bambino non ha odore è perché è posseduto dal demonio.
<< Dunque >>, cominciò la balia, << non è molto facile dirlo perché... perché non hanno lo stesso odore dappertutto, benché dappertutto abbiano un buon odore, padre, capisce, prendiamo i piedi ad esempio, lì hanno un odore come di pietra calda liscia... no, piuttosto di ricotta... oppure di burro, di burro fresco, sì, proprio così, sanno di burro fresco. E i loro corpi hanno l'odore di... di una galletta quando è inzuppata nel latte. E la testa, in alto, dietro, dove i capelli fanno la rosa, qui, guardi, padre, dove lei non ne ha più...>>> e toccò la testa pelata di Terrier, che per un attimo era rimasto senza parole di fronte a quel mare di stupidità in dettagli e aveva chinato dolcemente la testa <<...qui, proprio qui, hanno l'odore migliore. Qui hanno un odore di caramello, così dolce, così squisito. Lei non può immaginare, padre! Una volta sentito questo odore, bisogna amarli, che siano figli propri o di altri. E questo è l'odore che devono avere i neonati, questo e nessun altro. E se non hanno questo , se sulla testa non hanno nessun odore, ancor meno dell'aria fresca, come questo qui, il bastardo, allora... Può spiegarsela come vuole, padre, ma io [...], io, Jeanne Bussie, questo qui non lo riporto più a casa!>>
Padre Terrier non crede a queste idiozie. Come può permettersi una semplice balia di decidere cosa sia posseduto dal demonio e cosa no. Lui ha studiato teologia e filosofia, spetta a lui decidere queste cose. La licenzia e decide di tenere il bambino, potrebbe allevarlo in chiesa oppure potrebbe decidere di ingaggiare un'altra persona. Ci penserà domani, con la luce del sole. Chiude la porta, posa la cesta che contiene il bambino ed esita un attimo.
Terrier annusò e si preparò a sentire odore di pelle, di capelli e si un leggero sudore infantile. Ma non sentì niente. Con tutta la buona volontà, niente. Probabilmente un lattante non ha odore, pensò, sarà così. Un lattante, se è tenuto pulito, non ha per l'appunto odore, così come non parla, non corre o non scrive. Queste cose vengono soltanto con l'età. In verità, l'uomo comincia ad avere un odore soltanto nel periodo della pubertà. [...] In quel momento il bambino si svegliò. Si svegliò dapprima con il naso. Il piccolo naso si mosse, si tese verso l'alto e fiutò- Inspirò l'aria e la soffiò fuori a piccoli colpi, come avviene con uno starnuto incompleto. Poi il naso si arricciò e il bambino aprì gli occhi. Gli occhi erano di un colore indeterminato, tra il grigio-ostrica e il bianco-crema opalino, ricoperti da una specie di membrana ed evidentemente ancora non molto adatti alla vista. [...] Terrier rabbrividì.
Padre Terrier sente svanire ogni certezza. Guarda il bambino e non vede più un'innocente creatura bisognosa di affetto e comprensione. Vede un essere freddo, un animale estraneo. Non può tenerlo lì, deve sbarazzarsene. Ma come può fare? Non ha più tempo, il bambino inizia ad urlare. Allora lo prende ed esce dal convento. Inizia a correre, sempre più forte, sempre più lontano, attraversa la città, arriva fuori dalla città, sempre più fuori. Deve portarlo lontano da lì, così lontano da non sentirne più parlare. Raggiunge Madame Gillard, versa un anno di anticipo e vola via, di nuovo, verso la città. Questa donna, forse, è l'unica persona sulla faccia della terra capace di sopportare la povera creatura. Quando era bambina, infatti, suo padre le aveva dato un colpo sulla fronte con l'attizzatoio, poco più su della radice del naso, e da allora lei aveva perso l'olfatto e qualsiasi senso del calore umano e di freddezza umana e soprattutto qualsiasi passione. Madame Gillard cresce Grenouille senza affetto e senza amore, ma se ne prende cura, come si prende cura degli altri bambini. D'altro canto, per Grenuoille l'istituto di Madame Gillard è una benedizione, probabilmente non sarebbe riuscito a sopravvivere da nessun'altra parte. Gli altri bambini, però, avvertono subito che in lui c'era qualcosa che non va e lo escludono. Hanno paura di lui, talmente tanta paura che decidono di accostare i telai dei loro letti, come se la presenza di Grenouille avesse reso la stanza più fredda. Non riescono a sentire il suo odore e questo li terrorizza.

Grenouille non ha bisogno di amore. Non ha bisogno nemmeno degli uomini. Ha bisogno di quel poco che serve per sopravvivere. Patrick Suskind parla di lui come di una zecca, cui la vita non ha altro da offrire se non un continuo sopravvivere. La zecca modella il suo corpo piccolo e brutto per offrire al mondo esterno la minima superficie possibile; rende la sua pelle compatta e dura per non lasciar fuoriuscire nulla, per non lasciar traspirare nemmeno una minima parte di sé. Diventa piccolissima e insignificante, perché nessuno la veda e la calpesti. E' solitaria, cieca, sorda e muta e si limita a fiutare, a fiutare per anni, a distanza di miglia, il sangue di animali di passaggio che con le proprie forze non raggiungerà mai. La zecca, testarda, ostinata e ripugnante, sta rannicchiata e vive e aspetta. Aspetta finché il caso estremamente improbabile le porta il sangue sotto forma di un animale direttamente sotto l'albero su cui attende. Una simile zecca è Grenouille.

Il suo naso è la sua arma più potente. Percepisce ogni sfumatura, ogni odore e ogni olezzo. Immagazzina tutto nella sua abile mente e identifica quello che sente con delle parole. Parole dette da chi lo circonda. Così impara a parlare. Con il suo naso riesce addirittura a predire il futuro, riesce ad annunciare la visita di una persona molto prima del suo arrivo; sa pronosticare l'avvicinarsi di un temporale prima ancora che nel cielo si veda la più piccola nuvola.

Inizia a lavorare come garzone per un conciatore di pelli e un giorno si trova al mercato. Ritorna alle origini, il luogo in cui è nato:
Grenouille vedeva tutto il mercato con l'olfatto, se così si può dire. E con l'olfatto lo vedeva più precisamente di quanto altri avrebbero potuto vederlo con gli occhi, giacché lo percepiva in un secondo tempo e quindi in un modo più elevato: come essenza, come lo spirito di qualcosa che c'era stato, qualcosa di non turbato dagli attributi usuali del presente quali il rumore, i suoni striduli, la promiscuità disgustosa degli uomini in carne ed ossa. 
E poi succede qualcosa di totalmente inaspettato:

Per un attimo fu talmente confuso che credette realmente di non aver mai visto in vita sia una cosa bella come quella fanciulla. Tuttavia vedeva solo il suo contorno da dietro, contro la candela. Naturalmente pensò di non aver mai sentito un odore così buono. Ma poiché conosceva gli odori umani a migliaia, odori di uomini, di donne, di bambini, non riusciva a comprendere come un essere umano potesse emanare un odore tanto squisito. [...] Centinaia di migliaia di odori sembravano non valere più nulla di fronte a quest'unico odore.[...] Era la pura bellezza.
Deve raggiungerla. Deve farla sua. Deve possedere quel profumo, non può lasciarselo scappare. Senza il possesso di quel profumo la sua vita non ha più alcun senso. Deve conoscerlo fin nei minimi dettagli, fino all'ultima e più minuta delle sue particelle: ricordarlo soltanto non gli basta. Così segue la fanciulla, o meglio, il suo profumo. Si avvicina sempre più, finché si ferma ad un passo da lei.
Quando lo vide, s'irrigidì a tal punto per lo spavento da dargli tutto il tempo di metterle le mani attorno al collo. Lei non tentò neppure di gridare, restò immobile, non fece un movimento di difesa. Da parte sua lui non la guardò. Non vide il suo bel viso cosparso di lentiggini, la bocca rossa, i grandi occhi verdi brillanti, poiché teneva i propri occhi ben chiusi mentre la strozzava, e la sia sola preoccupazione era quella di non perdere neppure la minima parte dell'odore di lei. Quando l'ebbe uccisa, la depose a terra tra i noccioli delle mirabelle, le strappò il vestito e il flusso di profumo divenne una marea, che lo sommerse con la sua fragranza. Affondò il viso nella sua pelle e passò le sue narici dilatate dal ventre al petto, poi fino giù al suo sesso, sulle sue cosce, sulle sue gambe bianche. S'imbevve di lei dalla testa ai piedi, raccolse gli ultimi resti del suo odore sul mento, nell'ombelico e tra le pieghe dell'incavo del gomito. [...] In vita sua fino allora non aveva mai saputo cosa fosse la felicità. Tutt'al più conosceva stati molto rari di ottusa contentezza. Ma ora tremava di felicità, la sua beatitudine era tale che non riusciva a dormire. Gli sembrava di essere nato per la seconda volta, no, non per la seconda, per la prima volta, poiché finora aveva vissuto un'esistenza puramente animale, con una conoscenza estremamente nebulosa del suo sé. Ma con oggi gli sembrava di sapere finalmente chi era in realtà, e cioè null'altro che un genio; e che la sua vita avesse senso e scopo e fine e un destino più alto, vale a dire niente di meno che rivoluzionare il mondo degli odori, e che lui solo al mondo avesse i mezzi per farlo, e cioè il suo raffinato naso, la sua prodigiosa memoria e, cosa più importante di tutte, l'odore-modello di questa fanciulla di Rue des Marais, nel quale, come in una formula magica, era contenuto tutto ciò che costituiva un grande aroma, un profumo: delicatezza, vigore, durata, varietà e una spaventosa, irresistibile bellezza. Aveva trovato la bussola per dirigere la sua vita futura. E come tutti i mostri geniali, ai quali un evento esterno lascia un solco dritto nel caos a spirale delle loro anime, Grenouille non si discostò più da ciò che credeva di aver individuato come direzione del suo destino. Adesso gli era chiaro il motivo per cui era attaccato così tenacemente e rabbiosamente alla vita: doveva essere un creatore di profumi. E non uno qualsiasi, bensì il più grande profumiere di tutti i tempi.
Di questo primo crimine si macchiano le mani di Grenouille che, da povero ragazzo diverso  e abbandonato al suo destino, assume le sembianze di un pazzo. Un mostro.
Cosa c'è di più inquietante di un mostro con uno scopo?
Jean Baptiste decide che è arrivato il momento di dare una svolta alla sua vita e decide che il profumiere Baldini sarà colui che lo aiuterà nel suo intento. Da lui apprenderà tutte le tecniche per l'estrazione dei profumi e grazie a lui e ai suoi strumenti creerà il profumo più buono, più perfetto che abbia lasciato traccia sulla terra.

Come fare a convincere uno dei più importanti profumieri di Parigi ad assumere uno come me? E' la prima domanda. Ma Grenouille ha una risposta per tutto e decide di occuparsi di una consegna di pelli pregiate. Fa di tutto per far sì che gli venga affidato quel lavoro e quando finalmente lo ottiene si avvia nella boutique di Baldini. Questi gli apre la porta e lo lascia entrare. Jean Baptiste riconosce un profumo, proviene direttamente dal fazzoletto nella tasca di Baldini, è "Amore e psiche", uno dei profumi cult del momento. Forse Baldini sta cercando di riprodurlo. Jean Baptiste si propone subito, gli dice che può farlo lui. Può riprodurre lui quel profumo. Gli basterà solo un cenno di assenso, sa già dove trovare le essenze. Baldini, interdetto e scettico, gli da carta bianca. Grenouille raccoglie dagli scaffali le essenze e l'alcool etilico, le versa in un flacone, le agita e le porge a Baldini:
L'aroma era così divinamente buono, che Baldini di colpo si sentì salire le lacrime agli occhi. Non aveva bisogno di fare prove, si limitò a stare in piedi presso il tavolo da lavoro davanti alla bottiglia della miscela e a inspirare. Il profumo era meraviglioso. In confronto ad "Amore e psiche" era come una sinfonia paragonata allo strimpellare solitario di un violino. Ed era anche di più. Baldini chiuse gli occhi e sentì che i ricordi più sublimi si ridestavano dentro di lui. Si vide da giovane passeggiare la sera nei giardini di Napoli; si vide tra le braccia di una donna con i riccioli neri e vide i contorni di un mazzo di rose sul davanzale della finestra, che oscillava alla brezza notturna; udì uccelli cantare qua e là e, da lontano, la musica di un'osteria del porto; udì un bisbigliare fitto fitto nell'orecchio, udì un << ti amo>> e sentì che dalla gioia gli si rizzavano i peli, ora! ora, in questo istante! Aprì gli occhi e dette un gemito di piacere. Questo profumo non era un profumo come quelli conosciuti finora. Non era un aroma che migliorava l'odore personale, un sent-bon, un articolo da toilette. Era una cosa di specie totalmente nuova, che poteva creare da sè tutto un mondo, un mondo magico, ricco, e d'un tratto si dimenticavano le nauseanti miserie di quaggiù e ci si sentiva così ricchi, così pieni di benessere, così liberi, così buoni...

Lo assume senza esitare. Crede che grazie a quel garzone potrà portare il suo negozio all'antico splendore. Potrà fare soldi a palate grazie al talento di quel piccolo uomo insignificante. Ma non andrà così.
Jean Bussie, padre Terrier, madame Gillard, il profumiere Baldini, il conciatore di pelli, sua madre stessa sono solo alcune delle pedine del terribile gioco di Grenouille.


Un capolavoro. Davvero.
Mi fermo qui, non proseguo oltre perché potrei parlare per giorni di questo libro e, soprattutto, potrei rovinare la storia a chi deve ancora leggerlo.
Il racconto è ricco di colpi di scena e ogni personaggio è perfettamente costruito sia dal punto di vista psicologico che dal punto di vista più prettamente fisico. Leggere questo libro vi farà percepire l'odore di quel mondo ormai andato perduto e vi farà accapponare la pelle a causa dell'estrema malvagità del personaggio principale. E' la seconda volta che lo leggo e se dovessi leggerlo altre dieci o venti volte sono sicura che non mi stancherei. Sono convinta che proverei tutto questo vortice di emozioni. E poi lo stile...è una goduria leggere la prosa di questo autore. provate a leggere una delle sue pagine ad alta voce.
Non ve ne pentirete!

 "Il Profumo" oltre a sciogliere l'incantesimo che mi costringeva a questa perpetua non-voglia di leggere è anche il romanzo iniziatore della sfida dei 1001 libri da leggere prima di morire (per tutti i dettagli, se ve li siete persi, cliccate Qui!). Iniziamo il countdown:
-1000




Unica pecca di questa lettura è stata il fatto che mentre sfogliavo le pagine, qualcuna di queste mi è rimasta tra le mani. La lettura non è stata molto agevole, da questo punto di vista. Forse ha influito il fatto che si tratta di un'edizione "economica" (pur sempre acquistata a dieci euro). O magari il fatto che questa copia è stata letta due volte da me e una volta da mia madre.
Però... l'editore dovrebbe pensare ad una soluzione che non costringa ad utilizzare i libri come COSE usa e getta.
Sbaglio?

#1001libri

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