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Le chiacchiere del lunedì #5: PRESENTAZIONE: "Ancona I Novembre 1943" -Attilio Bevilacqua

Venerdì 7 Febbraio ho avuto la fortuna di poter partecipare ad una nuova appassionante conferenza, che si è svolta nel foyer di prima galleria del Teatro delle Muse di Ancona. 

Questo meeting, che aspettavo davvero con trepidazione, presentava un titolo e un programma realmente accattivanti. L'argomento centrale era "Il bombardamento al rifugio delle carceri 1° Novembre 1943. Un dialogo tra Attilio Bevilacqua e Luisa Mazzocchi". Si sarebbe parlato di guerra, di bombardamenti e di storia, ma soprattutto si sarebbe parlato della mia città: Ancona.


Non ho voluto sapere altro. Armata di registratore, blocco a quadretti e penna blu sono salita in autobus e mi sono fatta trasportare verso questa nuova avventura, che si è rivelata sbalorditiva, stupefacente.

Inoltre sono stata molto fortunata: sono arrivata nel foyer quando i tavoli e le sedie erano quasi completamente occupati; l'unico posto che sono riuscita a trovare è stato quello di fianco un'elegante signora, che poi ho scoperto essere la moglie di Attilio Bevilacqua, lo scrittore di cui vi parlerò tra poco. Il caso ha voluto che mi accomodassi vicino alla persona giusta al momento giusto, la Signora, infatti, ma ha dato tantissime informazioni e si è dimostrata davvero gentile con me.

Ad introdurre i due scrittori e a tenere vivo il dibattito erano i rispettivi editori: Valentina Conti della casa editrice anconetana Affinità Elettive e Andrea Giove della casa editrice PeQuod.



Luisa Mazzocchi (autrice del libro Doric Hotel);
Attilio Bevilacqua (autore del libro Ancona 1° Novembre
1943)
e Sergio Sparapani.


 I protagonisti di questo dibattito sono stati due libri e due storie.
Da una parte il saggio storico in cui l'autore, dopo due anni di ricerca, è riuscito a ricostruire  la storia di quel drammatico evento e a raccontare l'infausta e luttuosa vicenda. Dall'altra il romanzo, che poi è anche romanzo storico, una storia di amore e di amicizia.
Quello che unisce queste due opere appartenenti a generi così diversi e lontani tra loro è un tragico episodio che ha avuto luogo nella stessa città e nello stesso giorno: Ancona, 1° Novembre 1943.





Ho deciso di dividere in due parti questo articolo di presentazione e il motivo è che, trattandosi di due libri così diversi, ma paradossalmente così uniti, voglio dare il giusto spazio ad entrambi. Questo è il motivo per cui oggi vi parlerò del libro che racconta la storia vera e le testimonianze di chi ha vissuto il bombardamento del 1943 e nel prossimo post lascerò spazio al romanzo, che narra una storia di pura invenzione scaturita dalla penna di Luisa Mazzocchi la quale, dopo essere stata profondamente colpita da queste vicende storiche e realmente avvenute, ha voluto ricordarle parafrasandole in un romanzo emozionante.
Prima tratterò della storia e poi della finzione:


Ancona 1° Novembre 1943, edito da Affinità elettive
137 pagine, prezzo di copertina 14 euro, codice
ISBN 9788873261988

Questo libro è stato meditato per molti anni. 
Attilio Bevilacqua è sempre stato in contatto con detta vicenda. Suo suocero, infatti, ha avuto la disgrazia di vivere il bombardamento direttamente sulla sua pelle. Immaginate la fortuna di poter ascoltare le parole di chi c'era, immaginate la possibilità di studiare a approfondire un argomento così caro, così vicino ma così, ahimè, dimenticato.

"Questa è una storia che ruota intorno a due mondi sconosciuti l'uno all'altro, due mondi che mai avrebbero pensato di venire in contatto in modo tragico come avvenne quel 1° Novembre 1943. L'uno era il mondo della guerra e di coloro che la combattevano, i soldati. L'altro era una città, Ancona, coinvolta in uno dei tanti, terribili drammi della Seconda Guerra Mondiale. Un dramma, tuttavia, la cui fama non ha superato il confine della nostra città pur rappresentando per essa un dramma e una cesura"
Durante la conferenza, Attilio Bevilacqua ha riassunto con occhio critico le vicissitudini che troverete descritte impeccabilmente in questo libro traumatizzante. 
Io mi limito ad un breve e conciso riassunto del riassunto, perché vale la pena leggere e seguire passo passo, minuto dopo minuto, la vicenda direttamente dalle pagine del saggio. Sfogliando per, ormai, la terza volta questo volume posso dirvi che lo troverete diviso in due parti: la prima intitolata "Venti di guerra su Ancona" dove viene ricordata una data immediatamente precedente ma altrettanto importante per gli sviluppi dell'argomento centrale: 8 Settembre 1943. La data della proclamazione dell'armistizio con gli Alleati ad opera di Badoglio. Seguirà l'occupazione di Ancona da parte delle truppe tedesche. 
Il dramma di Ancona fu di essere importante sia per le forze dell'Asse sia per quelle degli Alleati [...] significava per gli uni l'opportunità di tenere occupata una notevole parte di divisioni angloamericane. Dall'altro lato, gli Alleati avevano bisogno di vincere per l'egemonia sul Mediterraneo. [...] Ancona in questo quadro rappresentò per le forze tedesche una città da tenere occupata il più a lungo possibile per evitare che il porto cadesse in mani nemiche e dare tempo al genio militare di terminare la linea Gotica, sulla quale come noto, le forze tedesche terranno in sacco per molto tempo le truppe Alleate. [pagina 19]
Piantina del lungo tratto di via Fanti - oggi via Birarelli-
la maggior parte di case, edifici pubblici e chiese qui
ubicati furono distrutti dal bombardamento
del 1 Novembre 1043
Il racconto prosegue con la descrizione dettagliata, corredata da foto d'epoca, di tutti i rifugi presenti nella città fino ad approdare ad una descrizione nei minimi dettagli della via dove era stato costruito il rifugio delle carceri, protagonista di questo disastro.
Siamo in via Manfredo Fanti, l'odierna via Giuseppe Birarelli, e l'autore ci propone una minuta descrizione di tutti gli edifici presenti nonché della storia di ognuno di essi.
Se siete di Ancona, se avete attraversato quelle strade, sono sicura che un brivido freddo vi percorrerà la schiena, esattamente come è successo a me. Da quel momento in poi vi sembrerà di essere lì, tra quegli edifici, nel 1943, alle porte di un evento terribile e inaspettato.

Proseguendo, vi troverete a leggere un capitolo interamente dedicato al "Rifugio della Casa di pena Santa Palazia" che inizia così:

Nel periodo subito dopo la dichiarazione di guerra, ad Ancona si registrarono pochi allarmi aerei, dovuti al transito di bombardieri alleati. Nel 1941 vennero lanciati tre allarmi, ad aprile, giugno e novembre. Nel 1942 non ce ne fu nessuno. Sopra la nostra città si vedevano transitare grandi formazioni aeree alleate, dirette verso obiettivi a nord di Ancona. Da maggio 1943 invece cominciarono ad aumentare di giorno in giorno i preallarmi. I cittadini ne erano all'oscuro. Solo i responsabili preposti ai comandi della difesa aerea ne erano a conoscenza ed evitavano di diffonderli per non allarmare la popolazione. Questa circostanza permise agli anconetani di cullarsi nell'illusione che la nostra città sarebbe stata risparmiata dal dolore e dalla sofferenza. Infatti erano passati quaranta mesi dall'inizio della guerra senza alcuna incursione nemica. [pagina 49] 



 L'idillio durò ben poco, i bombardamenti iniziarono anche qui e gli enti preposti alla sicurezza dei cittadini dovettero dedicarsi con urgenza alla messa a punto di rifugi per far sì che, in caso di bombardamento, i cittadini potessero ripararsi e salvarsi dalle bombe. In via Fanti era presente anche la Casa di Pena di Santa Palazia, una struttura che era preposta alla reclusione di ergastolani e detenuti minorenni. Anche i carcerati avevano diritto ad un edificio dove potersi proteggere da eventuali incursioni aeree; così fu costruita una galleria adiacente al carcere ( i detenuti non potevano uscire dalla struttura). In questa galleria, che vedete riportata nella foto qui a fianco, si poteva accedere sia dal carcere sia dalla via Fanti. Neanche a dirlo, la galleria era divisa in due parti: una destinata ai civili, dalla quale si poteva accedere da via Fanti; l'altra destinata ai detenuti.


Il porto di Ancona, il più grande del medio Adriatico, rappresentava un importante obiettivo militare per le forze anglo-americane. Liberarlo dalle forze tedesche occupanti e impossessarsene era indispensabile per favorire l'avanzata delle truppe di terra verso nord. Bisognava colpire lo scalo ferroviario, il porto e il cantiere navale, dei quali si avvalevano le truppe tedesche.

Quel Lunedì, mentre ricorreva la festività di Tutti i Santi e mentre il cielo era limpido, niente faceva presagire l'inferno che di lì a poco si sarebbe scatenato sulla città. Mentre le chiese erano stipate di fedeli, si levarono in volo trentasette caccia bombardieri. L'orario di arrivo era previsto per le 12:50.
Dopo i vari allarmi le persone iniziarono a scappare dalle proprie abitazioni e a cercare riparo nei rifugi. La galleria a forma di L di lì a poco sarà rinominata "La galleria della morte" perché, dopo essere stata colpita cinque volte, da cinque bombe, in cinque punti diversi, le persone che vi trovarono la morte furono più di 700.

Il libro prosegue con  il resoconto del periodo successivo al bombardamento e, nella seconda parte, Attilio Bevilacqua riporta anche i fatti del dopoguerra:

Al termine del secondo conflitto mondiale, quando la guerra e le immani sofferenze che essa aveva portato cominciarono a diventare un ricordo sfocato, gli anconetani ebbero la reazione di tutti gli altri italiani. Vollero gettare alle spalle il più presto possibile il ricordo della morte, della paura e delle angosciose incertezze che avevano scandito quegli anni. Bisognava andare avanti, ricostruire non soltanto tutto quello che era stato distrutto, ma anche la propria vita. Ritornare al lavoro, quando se ne possedeva uno, oppure cercarlo. Pensare alla famiglia e se la propria casa era stata distrutta dalla guerra, cercarne un'altra. [pagina 115]

Il rifugio oggi (La galleria della morte). I numerosi fogli appesi a fili sottilissimi vogliono ricordare i 724 morti in quel tragico evento. L'idea è stata degli architetti Di Mattero e Tarsetti. La sua esecuzione p stata affidata agli studenti del Liceo artistico di Ancona, precisamente a quelli della classe V del professor Socrati.

Un libro davvero avvincente, da brivido. Per me che conosco la città e i luoghi descritti è stato terribile, ma non sono riuscita a staccare gli occhi da queste pagine. Si tratta di un saggio storico estremamente breve, ma davvero completo e ben scritto. L'ho apprezzato tantissimo e sono stata davvero felice di aver conosciuto di persona l'autore e sua moglie, sono due persone interessanti, disponibili e gentili.
Un'esperienza meravigliosa che consiglio a tutti.


Nel prossimo post vi parlerò del romanzo "Doric Hotel" di Luisa Mazzocchi.
A presto!




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