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L'uomo che cade - Don DeLillo


Il libro di cui tratterò oggi è una lettura recente, ma burrascosa. Non è stata una lettura sofferta, ho terminato questo romanzo in due pomeriggi, però è stata problematica.
E sì il contesto è complicato, e sì il momento storico è impegnativo e agitato, ma non sono queste le motivazioni che hanno reso questo libro un romanzo caotico, no. C'è qualcosa che non mi riesco ancora a spiegare. Ho riflettuto numerosi giorni, ormai, sul perché questo libro mi abbia lasciato questo sentimento di sospensione; questa sorta di aurea inconcludente.
Eppure sono qui a scriverne, senza riuscire a darmi una risposta certa. Ho anche chiesto consiglio ai miei iscritti sulla pagina facebook, ma non siamo riusciti a venire a capo di questa situazione.

Don DeLillo è un autore americano molto famoso, di cui tutti parlano e di cui quasi tutti hanno letto almeno uno dei suoi romanzi (Cosmopolis, Underworld, Rumore bianco ecc..). Mi sono incuriosita e mi è venuta voglia di leggere qualcosa di suo. Sfogliando l'ormai celebre 1001 libri da leggere prima di morire ho notato che DeLillo era citato e che il libro consigliato era "L'uomo che cade". Nella foto potete vedere la pagina dedicata e la copertina originale, se vi interessa, qui sotto ho riportato in verde il testo, poco visibile a causa della luce del flash:

Il titolo de L'uomo che cade si riferisce alla fotografia dell'uomo in giacca che precipita da una delle torri del World Trade Center di New York l'undici Settembre del 2001 - un'immagine fra quelle che divennero emblematiche del tragico attentato. Questa fotografia compare solo di riflesso nel libro; "l'uomo che cade" al centro del racconto di DeLillo è in realtà un acrobata-performer immaginario che si appende a diversi palazzi in tutta New York, all'estremità di una fune, imitando la posa dell'uomo della foto: una gamba diritta, l'altra piegata, le braccia lungo i fianchi, fissato mentre precipita verso la morte. il romanzo racconta due storie che si intrecciano intorno a quella figura. La vicenda principale è quella di una famiglia di New York che torna lentamente alla normalità nei giorni che seguono il tragico evento. Il racconto dei postumi del trauma si alternano a brevi resoconti sulla preparazione dell'attentato, dal punto di vista dei terroristi. Le due storie si fondono alla fine del romanzo, nel momento del catastrofico impatto fra aerei e grattacieli, prima e dopo, Oriente e Occidente. L'immagine dell'uomo che precipita funge da collante fra le opposizioni del tessuto narrativo. La sua caduta senza fine parrebbe voler suggerire che quel momento drammatico, in qualche modo, non è ancora finito: un'idea che del resto hanno in molti, anche per l'impegno di non dimenticare. Ma se la metafora dell'uomo appeso rievoca l'orrore di quel giorno fatale della nostra storia recente, il romanzo riesce a trovare in quella terribile posa una certa bellezza: quel gesto interrotto ha una poesia visiva che sembra fornirci l'indicazione di una nuova possibilità di compensazione fra il passato e il futuro, fra "noi" e "loro". [Tratto da pagina 948 di "1001 libri da leggere prima di morire"].



Mi sono basata unicamente su queste motivazioni e ho acquistato il libro, che è rimasto nella mia libreria a prendere polvere per qualche settimana. Poi mia madre lo ha letto, lo ha terminato e mi ha detto "Marty, quando lo leggi dimmelo, per me non è molto chiaro". Ovviamente le sue parole mi hanno incuriosito ancora di più e ho deciso di inserire il libro nel Project 10 books. Ma non l'ho letto subito, per un certo periodo mi sono dedicata ad altro. 

Quando finalmente è arrivato il momento di leggerlo ho avuto una sensazione strana già dalle prime pagine. Sarà che l'attentato alle torri gemelle è stampato indelebilmente nella mia memoria, anche se ero piuttosto piccola quando è avvenuto. Sarà che quando sento dire torri gemelle, ogni volta, di fronte ai miei occhi si palesano le immagini di quelle povere persone condannate a morte, che sventolano fazzoletti bianchi dalle finestre. Sarà che quando si pensa a quell'undici Settembre l'immagine di quell'uomo che, disperato, si lancia nel vuoto, con le braccia lungo i fianchi, a testa in giù, quella camicia bianca, dannazione.
Per questo sapevo che sarebbe stata una lettura difficile, anche se si trattava di un romanzo, i riferimenti erano tanti, forse troppi.

E' un libro complicato. Un romanzo caotico, sregolato, confuso. La struttura, apparentemente, presenta una logica, infatti, il libro è diviso in tre parti. In queste tre parti abbiamo circa tre o quattro capitoli che trattano la storia di Keith, uno dei pochi sopravvissuti all'impatto, e della sua famiglia che nel caos generale riesce a ricompattarsi e unirsi. In questi capitoli, infatti, il matrimonio di Keith, precedentemente ridotto in frantumi, si restaura. Keith riscopre cosa significa essere padre e marito. Sua moglie, impegnata in un corso di scrittura per anziani malati di Alzheimer, conferisce nuova stima all'uomo che ha sempre amato, ma che l'ha così tanto delusa. Per questa famiglia, il tragico evento è la molla che fa scattare la voglia di tornare tutti insieme, di essere tutti uniti. Nelle tre parti in cui è suddiviso il romanzo, il capitolo finale è sempre dedicato al momento precedente all'attentato e i protagonisti sono coloro i quali stanno pianificando quelle atrocità impensabili e inconcepibili. L'ultima parte è davvero sconvolgente. Il romanzo vale molto soprattutto per l'ultimo capitolo dove, in modo comunque confuso e disordinato, DeLillo ricongiunge tutti i fili della trama. L'ultimo capitolo è il punto nevralgico, è il momento dell'impatto degli aerei sulle torri, è la realizzazione dell'attentato, dove i diversi percorsi cronologici si uniscono.


Questo libro è il caos. Ci ho ragionato tanto e la mia conclusione è che DeLillo ha voluto scrivere un romanzo tanto caotico per rappresentare il caos e la devastazione seguita al crollo delle torri.

I paragrafi presenti nei capitoli che trattano la storia post-crollo si susseguono caoticamente. Tutta la narrazione è disordinata, confusa, ingarbugliata, intricata e sregolata.
Nei capitoli pre-crollo la narrazione è leggermente più limpida e misurata, c'è una sorta di pace frenetica, quasi a preannunciare un qualcosa di abominevole.
L'ultimo capitolo è perfetto. Terribile, ma perfetto. Inaspettato, ma è una conclusione degna di questo nome.

Se questa recensione è poco chiara va bene, rispecchia adeguatamente la sensazione che questo libro vi lascerà, se mai deciderete di leggerlo.

Se lo avete letto, scrivetemi un commento con la vostra opinione.
Aiutatemi a far luce su questo romanzo!

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