Passa ai contenuti principali

Leggendo #3: Il cardellino - Donna Tartt

Buon Lunedì a tutti,
eccoci pronti con il secondo post del gruppo di lettura. Durante la prima discussione sono emersi pareri molto positivi nei confronti de "Il cardellino"...ma ciò che più di tutto ci ha uniti è stata l'idea che questo libro crea dipendenza. Fermare la lettura è difficilissimo e la curiosità cresce pagina dopo pagina.
Per leggere la discussione della settimana scorsa cliccate Qui! Ora ci aspettano i capitoli 4-5-6, non perdiamo altro tempo!


SPOILER

Capitolo 4
Lecca-lecca alla morfina
Quanto abbiamo aspettato questo momento? Theo entra nel negozio di Hobart e Blackwell:
Il silenzio mi gelò il cuore. C'erano fiori appassiti che marcivano dentro enormi vasi cinesi e sulla stanza gravava una quiete opprimente: un'aria quasi irrespirabile che mi dava la stessa sensazione di soffocamento che avevo provato quando la signora Barbour mi aveva accompagnato nel nostro appartamento di Sutton Place per recuperare le cose che mi servivano. Conoscevo quell'immobilità; era così che le case si ripiegavano su se stesse alla morte di qualcuno.
Si percepisce un certo disagio tra Theo e Hobie. I due cercano di comunicare, ma riescono solo a pronunciare frasi stentate che dimostrano un evidente imbarazzo. Theo cerca di ambientarsi in quella situazione, scruta ogni angolo e, chissà per quale ragione, ha la sensazione che l'anziano signore che ha visto morire al museo uscirà da qualche parte da un momento all'altro.
James Hobart, detto Hobie, fino al giorno dell'attentato, era stato collega e amico di Welty, l'anziano signore. In questa atmosfera sospesa, Hobie decide di prendere la parola, chiede al ragazzo se Welty era cosciente, se gli ha parlato e se è stato lui a consegnargli l'anello. Lo shock è evidente, Hobie ripete più volte queste stesse domande fino a quando Theo trova un modo di uscire da questo loop chiedendo a Hobie che fine ha fatto la ragazzina dai capelli rossi, Pippa, la ragazza che era con Hobie.
"E' qui?" "Be'..." "Dov'è? Posso vederla?" Lui sospirò, d'un tratto in preda a qualcosa di simile all'esasperazione "Deve stare a riposo e non può ricevere visite" spiegò, frugandosi in tasca. "Non è in sé... Non so come potrebbe reagire." "Ma si riprenderà?" "Be', speriamo di sì. Ma non è ancora fuori pericolo, per usare l'ambigua espressione che i medici si ostinano a ripeterci".
Pippa ha subito un brutto trauma alla testa, una frattura del cranio, ed è stata in coma. Inoltre ha rischiato di perdere la gamba destra, che si è rotta in più punti.
Quando aprì la porta, gli avvolgibili erano abbassati e mi ci volle un momento per abituarmi all'oscurità, che era fragrante e profumata, con una traccia di farmaci e malattia. Sopra il letto era appeso un poster incorniciato del Mago di Oz. Una candela si scioglieva in un bicchiere rosso tra ciondoli e rosari, spartiti musicali, fiori di carta velina e vecchi biglietti di san valentino, e c'erano tantissimi messaggi di auguri per una pronta guarigione attaccati a dei fiocchi, e un fascio di palloncini argentati che incombeva sul soffitto, i fili argentei che danzavano come i tentacoli di una medusa. "Qualcuno è venuto a trovarti, Pip" annunciò Hobie.
 Per la prima volta Theo incontra Pippa. La ragazzina non si ricorda di lui, o meglio, ricorda soltanto il suo volto. Iniziano a parlare di musica, ma lei si stanca facilmente e Theo è costretto a lasciare la stanza. ovviamente chiede a Hobie se potrà tornare a trovarla e lui lo supplica di farlo. Insomma, inizia da qui un'amicizia che si consoliderà nelle pagine a seguire.
Theo torna a casa della signora Barbour, ma il clima sta diventando teso. I figli più piccoli della Signora B. iniziano a percepire una forte gelosia nei confronti dell'ospite, per così dire, indesiderato. Infatti, la signora B [la chiamo signora B per accorciare un po' i tempi] dedica molte attenzioni a Theo...ma non ha mai dedicato così tante attenzioni ai propri figli che iniziano a diventare insofferenti.
Theo è tutto preso dalla nuova amicizia. Si fa coprire da Andy e torna da Hobie. Suona il campanello verde e , questa volta, la porta si spalanca immediatamente. Il clima all'interno della casa-laboratorio-negozio è concitato, Hobie è vestito in modo elegante e c'è un buon profumo.
"Come sta?" "Molto meglio" risponde deciso, senza guardarmi. "Stanno succedendo un sacco di cose. Sua zia sta per portarla in Texas." "Texas?" ripetei dopo un attimo. "Temo di sì." "Quando?" "Dopodomani." "No!"
Finalmente Theo l'ha raggiunta. Finalmente può conoscerla...e invece Pippa se ne va in Texas. Ovviamente Theo detesta l'idea che Pippa sta per andarsene, però continua a tornare da Hobie e si appassiona al suo lavoro e all'antiquariato. Passano i giorni e, dopo tanto tempo, riemerge un personaggio che sembrava scomparso. In realtà, Theo è riuscito a nasconderlo bene nel suo vecchio appartamento, ma la presenza del cardellino è comunque cristallina nella mente di Theo. Il ragazzo si chiede spesso cosa deve fare di quel quadro e se, magari, è il caso di confessare il furto a Hobie, ma c'è sempre qualcosa che lo frena e lo fa desistere. Qual qualcosa è un presagio terribile che si attua, persino:
Ma ad attirare l'attenzione fu la didascalia sotto la foto: Il cardellino, capolavoro del 1654 di Carel Fabritius, distrutto. Senza pensarci, mi sedetti sulla sedia del signor Barbour e cominciai a scorrere il testo in cerca di qualche altra notizia sul mio quadro (avevo già cominciato a considerarlo mio; il pensiero mi si era insinuato in testa come se mi appartenesse da sempre). Quando ci si trova di fronte ad atti di terrorismo culturale come questo, che ha raggelato la comunità finanziaria e tutto il mondo artistico, entrano in gioco questioni di legislazione internazionale. "La perdita di uno solo di questi pezzi è un danno impossibile da quantificare" ha dichiarato Murray Twitchell, analista del rischio assicurativo di londra. "Oltre ai dodici pezzi smarriti e presumibilmente andati distrutti, altre 27 opere sono state gravemente danneggiate, malgrado alcune di esse potranno essere restaurate." In quello che ai più potrà sembrare un atto inutile, il Database delle Opere d'Arte Perdute...
 Mentre sta leggendo questa pagina entra la signora B che lo informa di una notizia, di una sorpresa, addirittura: un capitolo, due trasferimenti. Il padre di Theo è tornato a New York e gli dice di fare i bagagli, perché lui, la sua nuova fidanzata Xandra con la X e Theo si trasferiranno ufficialmente a Las Vegas.
Theo deve assolutamente tornare nel vecchio appartamento e recuperare Il Cardellino.


II 
Quando noi siamo molto forti - chi indietreggia? 
Molto gai - chi cade nel ridicolo? 
Quando siamo molto cattivi, che cosa potrebbero fare di noi? 
ARTHUR RIMBAUD 

Capitolo 5
Badr al-Dine
Tornano nel vecchio appartamento. Theo apre la porta della sua vecchia camera e, dopo aver respirato per l'ultima volta l'aria di casa sua, inizia a preparare la sua valigia, nella quale deposita qualche indumento e della biancheria. Infine il quadro. Lo avvolge e lo nasconde bene nella valigia e spera che nessuno lo troverà mai.
Theo deve salutare la famiglia che lo ha ospitato:
"Tutto risolto, allora" concluse la signora Barbour, e si chinò per darmi un bacio veloce, il primo da quando mi ero trasferito da lei, un bacio senza neanche sfiorarmi, come usa tra le gran dame, al profumo di menta e gardenia. "Arrivederci a tutti, vi auguro buon viaggio." Andy e io ci eravamo salutati il giorno prima; anche se sapevo che era triste per la mia partenza, ci ero rimasto male che non fosse rimasto fino all'ultimo e che avesse seguito il resto della famiglia nella casa nel Maine che, in teoria, detestava. Quanto alla signora Barbour: non sembrava particolarmente scossa dal fatto di dovermi dire addio, mentre a me la sola idea faceva stare male. I suoi occhi grigi, fissi nei miei, erano freddi e limpidi. "Grazie mille, signora Barbour" dissi, "per tutto. Saluti Andy da parte mia." Nella calda foschia mattutina di Park Avenue indugiai con la mano nella sua ancora un attimo, con la vaga speranza che mi raccomandasse di contattarla per qualsiasi cosa, ma lei aggiunse solamente "Buona fortuna, allora" e mi sfiorò con un altro piccolo bacio indifferente prima di staccarsi.
Theo deve lasciare New York e quella pochissima stabilità che aveva recuperato. Arrivano all'aeroporto e durante la fila al check-in Theo inizia ad avere paura: teme che il suo quadro, bene nascosto nella valigia, venga scoperto. Xandra, la nuova fidanzata di suo padre, si accorge del disagio di Theo e suo padre le propone di dare al ragazzino una pillola, che sarà la prima di una lunga serie. Arrivati a Las Vegas, o per la novità di quel luogo così artificiale o per via dell'effetto "quasi" allucinogeno della pillola", Theo resta letteralmente abbagliato dallo scenario che gli si propone di fronte agli occhi:
Mezzo accecato dal luccichio dei pannelli di vetro e dalle superfici riflettenti, seguii il papà e Xandra attraverso il terminale, stordito dal ronzio e dalle luci delle slot, e dalla musica a tutto volume insolita per quell'ora. L'aeroporto sembrava Times Square in formato centro commerciale; palme svettanti, schermi grandi come al cinema che mandavano immagini di fuochi d'artificio, gondole, show-girl, cantanti e acrobati. [...] Colori carnevaleschi, teste di clown ciclopiche e scritte XXX: tutta quella roba stravagante mi rendeva euforico, e mi spaventava anche un po'. A New York ogni cosa mi ricordava la mamma - ogni taxi, ogni angolo di strada, ogni nuvola che copriva il sole -, ma lì fuori, in quel rovente vuoto minerale, era come se lei non fosse mai esistita; non riuscivo nemmeno a immaginare che il suo spirito potesse osservarmi dall'alto. Era come se ogni traccia di lei fosse stata bruciata dal nulla del deserto.
Theo e la sua nuova famiglia arrivano a casa, nel complesso di Desatoya Ranch, al 6219 di Desert End Road, e ad accoglierli sulla porta di casa c'è il cagnolino Popper, un maltese vinto da Xandra a una riffa e, evidentemente, appassionato di Animal Planet.
La mia nuova camera era talmente spoglia e desolante che dopo aver disfatto i bagagli lasciai aperta l'anta scorrevole dell'armadio, così almeno avrei potuto vedere i vestiti appesi all'interno. Dal piano di sotto sentivo ancora papà che gridava per via del tappeto. Purtroppo gridava anche Xandra, facendolo incazzare ancora di più; il che (glielo avrei detto, se me l'avesse chiesto) era in assoluto l'approccio peggiore con papà. A casa, mia madre aveva imparato a soffocare la rabbia di lui col silenzio, una bassa, salda fiamma di disprezzo che risucchiava l'ossigeno della stanza e rendeva ridicolo tutto quello che lui faceva o diceva. Alla fine mio padre se ne andava sbattendo la porta e quando tornava, ore dopo, si metteva a girellare per l'appartamento come se nulla fosse successo: prendeva una birra dal frigo e poi domandava, in tono perfettamente normale, dove fosse la sua posta.
Questa è la situazione: Theo vive in una casa con un ex (e nemmeno tanto) alcolista che per "vivere" invece di lavorare studia scommesse su scommesse e una donna, che lavora, e spesso di notte. Due drogati, due parassiti totalmente disinteressati nei confronti di un ragazzino, un figlio (almeno per uno dei due) che ha passato l'inferno e che non ha ancora finito di scontare le sue pene. Theo è di nuovo solo, questa volta in mezzo al deserto in una città sconosciuta. La seconda settimana di agosto inizia la scuola, in questa atmosfera di inquietante provvisorietà. Durante la lezione del corso di letteratura Theo incontra quello che sarà il suo unico amico a Las Vegas e che verrà considerato dallo stesso Theo "uno dei miei migliori amici di sempre".
Il ragazzo vicino a me emise un acuto, sdegnoso latrato simile a una risata. Era pallido e magro, non molto pulito, con i capelli neri che gli cadevano sugli occhi e l'aspetto malsano di uno che vive per strada, mani callose e unghie sporche tutte rosicchiate; l'esatto opposto di quei bambocci ben pettinati e abbronzati e sempre con lo skate sottobraccio della mia scuola dell'Upper East Side, finti teppistelli, figli di amministratori delegati e chirurghi di Park Avenue: questo era il genere di ragazzo che avresti potuto incontrare sul marciapiede con un cane randagio in braccio.
Questo è Boris. Un girovago ragazzo di mondo, costretto a seguire il padre a causa del suo lavoro. Boris conosce numerose lingue e ha vissuto nei luoghi più disparati.
Prima di Boris, avevo sopportato la solitudine in modo abbastanza stoico, senza rendermi conto di quanto fosse assoluta. E credo che se uno solo di noi due avesse avuto una famiglia quasi normale, se avessimo dovuto ubbidire a orari e regole e fare i compiti, se fossimo stati oggetto di controllo da parte di adulti, non saremmo diventati così inseparabili.
Boris e Theo si uniscono in questa amicizia malata. Sono inseparabili, parlano, raccontano il loro passato e si conoscono e si affezionano pagina dopo pagina. Questa amicizia degenera in un'amicizia malata, forse proprio a causa della loro estrema libertà, vanno a scuola se e quando vogliono e il resto del tempo lo trascorrono a sbronzarsi e bere fino a star male. Boris è figlio di un padre violento e totalmente assente e trascorre molto tempo in casa Decker, tanto che sembra quasi diventare membro della "famiglia". Il loro rapporto è sempre più intimo, troppo intimo. In tutto questo, però, c'è il retaggio del suo recente passato, infatti, Theo intrattiene una corrispondenza intermittente sia con Hobie sia con Pippa. Dal tono delle lettere, si percepisce che l'affetto che Theo prova nei confronti di Pippa è qualcosa di più del semplice attaccamento che si prova nei confronti di un'amica. Theo si sta innamorando e non vuole ammetterlo né a Boris né a se stesso.


Capitolo 6
Terra degli uomini
Durante l'anno che seguì, fui talmente occupato a cercare di non pensare a New York e al mio passato che quasi non mi accorsi dello scorrere del tempo, Le giornate fluivano immutabili in quel bagliore senza stagioni: i viaggi mattutini sullo scuolabus ancora mezzi sbronzi, con le schiene graffiate e arrossate per aver dormito ai bordi della piscina, la puzza di vodka e l'odore di cane bagnato e di cloro che avevamo sempre addosso; Boris che m'insegnava a contare, a chiedere indicazioni e a offrire un drink in russo, con la stessa pazienza con cui mi aveva insegnato a bestemmiare. Sì, grazie, volentieri. Grazie, sei molto gentile. Govorite li vy po anglijskij? Parli inglese? Ja nemnogo govorju po-russkij. Io parlo un po' di russo.
Nel capitolo 6 Boris si innamora dell'anoressica borderline Kotku, una drogata di 37 chili. Kotku è anche la causa del leggero allontanamento dei due amici, Boris è costantemente geloso ed è perdutamente innamorato: quando sta con Kotku non esiste per nessun altro, quando Kotku è impegnata (ha un fidanzato che vorrebbe lasciare, con il quale, però, continua a sentirsi e uscire) Boris la sorvegli di nascosto. 
Il Cardellino di Fabritius, che fine ha fatto?
Il dipinto era nascosto, in modo piuttosto astuto, pensavo, all'interno di una federa di cotone pulita, attaccata col nastro adesivo dietro la testiera del mio letto. Avevo imparato da Hobie quanta attenzione bisognasse usare nel maneggiare le cose vecchie (qualche volta, per oggetti particolarmente delicati, utilizzava i guanti bianchi di cotone) e non lo toccavo mai a mani nude, e sempre e solo lungo i bordi. Non lo tiravo mai fuori, a parte quando il papà e Xandra non c'erano e sapevo che sarebbero stati via per un po'. Ma anche se potevo guardarlo solo di rado mi piaceva pensare che fosse lì, per via della profondità e della concretezza che infondeva alle cose. Era come se rinforzasse le fondamenta della mia vita e mi rassicurava, così come mi rassicurava sapere che, lontano da lì, le balene nuotavano indisturbate nelle acque del mar Baltico e che, in remoti angoli della Terra, schiere di monaci cantavano senza sosta per la salvezza del mondo. Tirarlo fuori, maneggiarlo, guardarlo, erano cose che non facevo a cuor leggero. Anche solo l'atto di allungare il braccio per prenderlo mi comunicava un senso di espansione come di una brezza che mi sollevava. E a un certo punto, stranamente, dopo averlo guardato a lungo, gli occhi asciutti per via dell'aria del deserto che usciva fredda dal condizionatore, mi sembrava che lo spazio fra me e lui si annullasse, e quando sollevavo lo sguardo era il dipinto, non io, a essere reale.
Nella solitudine causata dalla "scomparsa" di Boris, Theo può trascorrere il suo tempo con il quadro, ma anche con la sua nuova famiglia. Suo padre sembra una persona nuova, vorrebbe addirittura creare un rapporto padre-figlio con Theo, vorrebbe una seconda opportunità dato che, ormai, non beve più, ha una persona al suo fianco che sembra amarlo, ha ritrovato suo figlio e le scommesse vanno bene. Vanno bene? Forse sì. o almeno fino a quando il caro signor Bobo Silver non si presenta alla porta di Theo. A quanto pare suo padre deve dei soldi a questa persona e sembra anche che stia facendo di tutto pur di non farsi trovare. 
Theo non fa in tempo a convincersi che suo padre si rivela per quello che è veramente: un assetato di soldi, un drogato egoista e un alcolista nemmeno tanto anonimo. Con la scusa di voler aprire un ristorante con un socio spinge Theo a contattare l'avvocato che si occupa dei suoi soldi, risparmiati dalla madre quando era ancora in vita. Lo picchia, lo costringe a chiamare quell'avvocato perché lui ha bisogno di soldi. 
"Sentimi bene!" Mi stava strillando in faccia, il naso a due centimetri dal mio, ma Popper saltava e abbaiava come un pazzo e il rimbombo nelle mie orecchie era talmente forte che a stento riuscivo a sentirlo. "Ora chiami questo tipo..." disse, sbattendomi il foglio in faccia, "e dici esattamente quel che ti dirò io. Non rendere le cose più difficili perché te lo giuro, Theo, sul serio, ti spezzo un braccio, ti ammazzo di botte se non ti metti al telefono adesso. Okay? Okay?" ripeteva nel silenzio vertiginoso che mi ronzava nelle orecchie. Il suo alito acido di sigaretta in piena faccia. Mollò la presa e fece un passo indietro. "Hai capito? Di' qualcosa."
 La mamma di Theo sapeva che suo padre, prima o poi, avrebbe cercato di accaparrarsi quei 65mila dollari. Per fortuna, infatti, non riescono nell'impresa e il signor Silver si ripresenta alla porta di Theo qualche giorno dopo. Per fortuna non è solo, c'è Boris con lui. Bobo Silver non è solo, c'è un russo con una mazza da baseball di metallo alle sue spalle e chiede ancora dove sia finito suo padre. Ovviamente Theo non sa rispondere e Bobo minaccia che la volta successiva non saranno così tranquilli, suo padre gli deve dei soldi e deve restituirli in fretta.
Quella sera Theo scopre che suo padre ha avuto un incidente d'auto. il signor Decker è morto.
Theo è orfano, questa volta in modo assolutamente totale, è solo, ancora più solo di quando è arrivato a Las Vegas e capisce che gli è rimasta una sola cosa da fare: andarsene. Xandra, prima o poi, chiamerà gli assistenti sociali, non hanno nessun legame di sangue dopotutto. Theo piuttosto che essere affidato a chissà chi decide di tornare a New York, cerca di convincere anche Boris, ma alla fine parte da solo...o meglio, proprio solo non direi, con lui c'è il cagnolino Popper e "Il cardellino".

RIFLESSIONE PERSONALE
Personaggi: 
  • Il padre di Theo è l'uomo più insopportabile della storia dell'universo. Odiosissimo e cattivo e impossibile e stronzo (passatemi il francesismo) come nessuno. Forse l'unica persona che gareggia con lui in fatto di stupidità è la sua nuova consorte Xandra con la X. Quando Theo si è trovato questi due figuri a casa dei Barbour mi sono venuti i brividi, ma ci pensate? Terribile, terribile e terribile. Finalmente Theo aveva trovato un po' di stabilità, stava provando a ricominciare a vivere e cosa succede? Viene strappato via da una famiglia per essere trasferito in un'altra, sconosciuta allo stesso modo. Deve lasciare la sua città, deve lasciare tutti quei luoghi che gli ricordano sua madre e per andare dove? A Las Vegas. Un luogo barbaro e terrificante, artificiale in mezzo al nulla. Le descrizione che Donna Tartt fa di questo luogo sono da brivido, mi hanno ricordato la casa degli orrori e tutte quelle scene di film in cui i protagonisti entrano in case maledette e sono circondati da occhi vitrei che li squadrano da ogni lato. Lo sfarzo, le luci scintillanti, la musica, i lustrini sono solo uno specchietto per le allodole, sono la maschera che nasconde il vuoto, il nulla e un posto dimenticato da Dio. Las Vegas e la nuova famiglia Decker sono perfettamente intonati, ton sur ton direbbe Enzo Miccio. Papà Decker e consorte con la X hanno lasciato Popper a casa da solo con Animal Planet!? Sono da rinchiudere? Come si fa a affidare un bambino a due persone che non sanno prendersi cura nemmeno di un cagnolino indifeso?? Questa seconda parte è stata davvero angosciante, ma, a mio modesto parere, la causa dell'angoscia e della tristezza e dell'inadeguatezza non è soltanto Las Vegas o il padre di Theo e Xandra con la X...secondo me, la causa di ogni male ha un nome e quel nome è Boris.
  • Boris è colui che inizia il fragile e, a questo punto inetto, Theo alla droga e all'alcol, ai furti e a tutto ciò che è sbagliato e negativo. In un possibile grafico rappresentativo della morale e dell'etica del personaggio Theo, qui, in questi ultimi due capitoli, lo vediamo toccare il fondo, la curva crolla inesorabilmente a picco. Theo è ridotto a uno straccio e non reagisce, è totalmente succube di Boris, ulteriore caso umano del momento. Non bastavano Xandra e mr Decker? Boris! Boris! Che odio. Il mio personaggio più odiato è lui. Non è amico, si approfitta di Theo, dei suoi soldi, delle sue cose e della sua casa, in cambio, il parassita, cosa gli rende? Droga e alcol. E, probabilmente, qualche rapporto sessuale, visto il finale del capitolo 6. Io non so cos'altro aggiungere. Di solito, anche nelle persone o nei personaggi più infimi cerco di trovare un qualcosa di positivo...ma in Boris non ci vedo niente di niente. Povero, la sua situazione famigliare non è delle migliori: non ha una madre, il padre ce l'ha, ma è come se non lo avesse dato che non c'è mai; quando c'è è ubriaco e lo picchia...sfido io che abbia un figlio drogato e alcolizzato. Ciò che mi fa più rabbia, però, è Theo. Perché non lo allontana? Perché non reagisce, non si impone? Voi mi direte perché è solo e Boris è il suo unico amico, ma, a questo punto, non sarebbe stato meglio vivere in completa solitudine? Non avrebbe fatto meglio a dedicarsi alla scuola, al suo cane, a uno sport o qualsiasi altra cosa? Non avrebbe potuto cercare di fare amicizia con qualcun'altro? Boris. Non lo sopporto proprio.
Per quanto riguarda il resto, Donna Tartt continua a lasciarci con il fiato sospeso: una penna abile e brillante, capace di infondere le più disparate sensazioni nel lettore. Io sto adorando alla follia questo libro e se da una parte non vedo l'ora di proseguire, dall'altra mi dispiace che pagina dopo pagina il libro stia terminando. 


Commenti